giornata mondiale dell'obesità

Giornata Mondiale dell’Obesità

Oggi 4 marzo è la giornata mondiale per la prevenzione dell’obesità e del sovrappeso. L’obiettivo è aumentare la sensibilizzazione verso un problema che colpisce il 50% della popolazione adulta e il 30% dei bambini e adolescenti del pianeta.

Ieri ho seguito la conferenza istituzionale WorldObesityDay 2021 trasmessa dalla Camera dei Deputati e ho trovato che l’intervento più interessante sia stato quello del Dott. Luca Busetto, presidente eletto della SIO, Società Italiana dell’Obesità, che ha parlato dello STIGMA clinico ancora prima che sociale nei confronti dei soggetti obesi.

Il Dott. Busetto afferma che fino a quando l’obesità non verrà riconosciuta come una vera e propria patologia, finchè verrà considerata solo come conseguenza di un’alimentazione eccessiva e di scarso movimento e i soggetti obesi come individui privi di volontà, mancherà la necessaria attenzione per investire verso la ricerca e nello sviluppo di trattamenti per combatterla. Le cause dell’obesità sono complesse, spesso legate a meccanismi biologici che meritano la stessa attenzione che il mondo scientifico ha verso altre malattie croniche.

Il Dott. Busetto ha inoltre spiegato che l’obesità è la conseguenza di molteplici cause tra cui la genetica, la qualità del cibo più che la quantità, lo stress cronico, la scarsa qualità del sonno, vari fattori inquinanti, tutti elementi che possono alterare il nostro bilancio energetico. La disregolazione di questi meccanismi fa si che i soggetti obesi continuino a mangiare di più quindi possiamo affermare che la sovralimentazione rappresenti un sintomo, una conseguenza e non la causa dell’obesità. Inoltre quando il soggetto obeso cerca di perdere peso si innescano meccanismi biologici, spesso più potenti della forza di volontà, che portano al recupero dei chili persi. La situazione da affrontare è quindi spesso molto complessa e va trattata in modo adeguato.

Durante il congresso è stato messo in evidenza non solo la correlazione tra obesità e rischio aumentato di mortalità cardiovascolare, di insorgenza di diabete di tipo 2, tumori e alterazioni metaboliche complesse ma anche la correlazione con la mortalità da Covid-19. Da recenti studi pubblicati da Obesity Reviews, rivista medica ufficiale della World Obesity Federation è emerso che le persone obese che hanno contratto il Coronavirus hanno avuto il 113% in più di probabilità di essere ospedalizzate, il 74% in più di essere ricoverate in terapia intensiva ed il 48% in più di perdere la vita, rispetto ai pazienti normopeso.

Cosa fare quindi? Innanzitutto un lavoro educativo sui medici, sugli addetti ai lavori e sul sistema sanitario nazionale oltre ad una maggiore regolamentazione sui social dove il problema obesità viene trattato in modo assolutamente inadeguato.

Solo coinvolgendo il maggior numero di persone sarà possibile riconoscere l’obesità come problema di salute, ridurre la stigmatizzazione che spesso la accompagna e individuare strategie efficaci per la prevenzione e il trattamento.

Penso inoltre che sia necessario adottare il linguaggio people-first che riconosce prima la persona rispetto la patologia di cui è affetta. Evitiamo di parlare di pazienti obesi ma diciamo “persone affette da obesità”, come per una qualsiasi altra patologia.

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