Categoria : Alimentazione Blog
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E’ arrivato il Generale Inverno e il nostro corpo, che per certi aspetti è rimasto lo stesso di qualche centinaia di migliaia di anni fa, potrebbe richiedere più cibo. Non solo nella preistoria ma fino a qualche decina di anni fa, quando le case erano mal riscaldate e i lavori si svolgevano prevalentemente al freddo, ascoltare quel segnale di “fame aggiuntiva” e rispondere positivamente alla richiesta di cibo era essenziale per la sopravvivenza. Oggi le case sono ben riscaldate, ci spostiamo in macchina per andare al supermercato, ovviamente riscaldato e anche gli ambienti lavorativi sono per lo più confortevoli.
NON abbiamo quindi bisogno di aggiungere uno strato di grasso isolante per mantenere caldi i nostri organi interni.
La cosa cambia spalando la neve per due ore al freddo e al gelo (non ce n’è ancora abbastanza…), sarete infatti giustificati se il vostro corpo vi richiederà una cioccolata calda coi biscotti e due panini alle 5 di pomeriggio. Anche il tremolio causato dal freddo ci fa bruciare più calorie, quindi se si resta al freddo per parecchio tempo è necessario introdurre calorie aggiuntive per far funzionare la fornace interna.
Ma se siete rimasti al calduccio, dietro alla finestra a guardare chi spala la neve, tutt’al più vi potrete concedere una buona tisana calda.
Com’è possibile superare questi schemi mentali legati alla sopravvivenza ormai inutili per la maggior parte di noi? Come possiamo zittire quella vocina interna che ci dice “Fuori c’è freddo, mangia di più”?
Ascoltando attentamente la saggezza del corpo. Ripensate a cosa vi succede quando siete ammalati o semplicemente indisposti e davanti al frigorifero, alla dispensa o a una tavola imbandita riuscite a mangiare solo quello che il vostro corpo vi chiede. Purtroppo oggigiorno siamo spesso distratti nel momento in cui scegliamo cosa mangiare o ancor peggio, condizionati da mode, da diete, da informazioni che non tengono conto delle reali richieste organiche.
Fermiamoci allora un attimo e chiediamo al nostro corpo di cosa ha veramente bisogno per fare al meglio il proprio lavoro, alleniamoci ad ascoltare il corpo facendo attenzione a ciò che succede dentro di noi.
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Questa ricetta permette di ottenere un brodo granulare pronto all’uso, senza glutammato sintetico e senza conservanti.
Ingredienti:
1 Kg di verdure fresche (zucchine, carote, sedano, cipolla, porro, aglio, cavolo cappuccio, patata e pomodoro)
350 g di sale grosso
Procedimento:
Ho lavato, pulito e tagliato a pezzetti la verdura e l’ho messa in un tegame capiente col sale.
Ho lasciato cuocere a fuoco basso per circa due ore mescolando ogni tanto, finchè non è evaporata tutta l’acqua (tenete presente che grazie al potere osmotico del sale, di acqua dalle verdure ne uscirà tantissima)
Ho preso quindi la “poltiglia” ottenuta e l’ho stesa sulla carta forno in uno strato sottile per poi metterla al forno a 100°C per 4 ore e più.
A questo punto mi aspettavo di trovare le verdure completamente essiccate ma così non è stato (non devono rimanere tracce di umidità perchè questa ne comprometterebbe la conservazione)
Ho chiesto quindi aiuto all’essicatore e in un paio d’ore a 60°C ho completato l’opera.
In mancanza dell’essicatore vi consiglio di stendere la verdura da essiccare in strati molto sottili e lasciarla andare in forno per qualche ora in più.
Una volta che le verdure sono diventate cristallizzate ho frullato il tutto e ho ottenendo 380 g di brodo granulare che conserverò in vasetti ermetici (oltre a regalarne alle mie sorelle) per utilizzarlo nella preparazione di brodi per risotti, per insaporire arrosti, per dare più sapore alle mie vellutate e chissà per cos’altro ancora.
E’ un prodotto che va dosato con attenzione perché contiene una grossa percentuale di sale ma senz’altro è privo di glutammato sintetico, un eccitotossina cancerogena, usata nei dadi che si trovano nei supermercati mentre dovrebbero essere eliminati dal commercio per gli svariati studi che li collegano all’insorgenza di moltissime patologie.
Il sapore di questo brodo granulare è l’UMAMI, il quinto elemento del gusto dopo il dolce, il salato, l’amaro e l’acido, un gusto saporito e piacevole che viene dal glutammato naturale e da sostanze presenti naturalmente in carne, pesce, verdure e prodotti caseari. Quindi il gusto umami non ha solo a che vedere con la cucina giapponese ma lo possiamo riconoscere in molti cibi locali come parmigiano reggiano, prosciutto crudo, sardine e tonno, carne di pollo, manzo e maiale, pomodori, funghi, asparagi, broccoli, rape, piselli e in condimenti come la salsa di soia.
Il gusto umami stimola la salivazione, la digestione e l’assorbimento dei nutrienti tant’è che si pensa che anche nello stomaco, oltre che sulla lingua, siano presenti papille gustative dedicate a questo sapore.
Chissà, sarà questo il motivo per cui il brodo vegetale fatto in casa ci piace tanto?